Ogni bambino è riconosciuto come persona, unica e irripetibile, ciascuno con i suoi tratti inconfondibili, ciascuno, seppur a pochi anni, con il proprio bagaglio di storia e di relazioni familiari.

Per un educatore è imprescindibile la domanda “a chi sono davanti?” ed è per questo che riteniamo doverosa una competenza e una conoscenza riguardo alle tappe evolutive del bambino, pur sapendo che esse descrivono alcuni aspetti di ‘funzionamento’ della crescita del bambino, ma non lo descrivono e non lo ‘esauriscono’.
Noi non siamo dunque chiamati ad interagire col bambino in base alle tappe di sviluppo, ma in base al bambino reale, che ha un comportamento che gli è proprio e una certa situazione di appartenenza; infatti le fasi evolutive sono molto intrecciate al tipo di vita e di immagine che hanno i genitori, e che il bambino stesso assorbe.

Il bambino chiede di essere compreso e non misurato. Tanto che tutte le conoscenze e gli studi a riguardo dell’infanzia si riveleranno sempre inadeguati se non partono dalla duplice consapevolezza che ogni bambino va guardato alla luce di tutta la sua storia e che in ogni caso, ultimamente, rimarrà ai nostri occhi un mistero.
Il bambino è un dono di Dio e i suoi genitori ce lo consegnano perché noi lo accompagniamo a piccoli passi a una certa e vera conoscenza di sé e della realtà che lo circonda.